samedi 5 mars 2011

Immaginarsi

" Era difficile capire cosa mai potesse saperne lui di chiese, e di neve, e di tigri e ... voglio dire non c'era mai sceso, da quella nave, proprio mai, non era una palla, era tutto vero. Mai sceso. Eppure era come si le avesse viste, tutte quelle cose. Novecento era uno che se tu gli dicevi "Una volta son stato a Parigi", lui ti chiedeva se avevi visto i giardini tal dei tali, e se avevi mangiato in quel dato posto, sapeva tutto, ti diceva "Quello che a me piace, laggiù, è aspettare il tramonto andando avanti e indietro sul Pont Neuf, e quando passano le chiatte, fermami e guardarle da sopra, e salutare con la mano." "Novecento, ci sei mai stato a Parigi, tu ?" - "No" -"E allora." - "Cioè ... si." - "Si cosa ?" - "Parigi !" Potevi pensare che era matto. Ma non era cosi semplice ... Il mondo, magari, non l'aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave: ed erano ventisette anni che lui, su quella nave lo spiava. E gli rubava l'anima. In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia ... Tutta scritta, addosso. Lui leggeva, e con cura infinita, catalogava, sistemava, ordinava ..." Alessandro Baricco (1994), Novecento, Un monologo, Ed. Giangiacomo Feltrinelli, Milan. and Paris' Café de Flore.